Da crisi a opportunità di cambiamento

Il mondo sembra essersi messo in pausa, costretto dalla pandemia del Coronavirus. Ci si sposta dalle proprie abitazioni con molte limitazioni, si lavora principalmente in smartworking, si lavora meno o si ha perso il lavoro, di certo il turismo è fermo perché non si può viaggiare più per piacere.
Mentre noi siamo bloccati a casa la natura torna a riappropriarsi dei suoi spazi.
Circolano sui social video di delfini tra le barche ormeggiate, i fratini che tornano a nidificare sulle spiagge senza la minaccia di essere calpestati.
Gli uccelli che ripopolano gli alberi cittadini e sostituiscono i clacson del traffico mattutino nel darci il buongiorno.
Forse con le mascherine in viso non riusciamo ad apprezzarla appieno, ma l’aria sembra davvero più fresca, pulita.
Siamo sicuri di voler perdere tutto questo e tornare alla normalità che conoscevamo? O meglio, la normalità di prima ci piaceva?
Nonostante la riflessione della comunità internazionale sui problemi legati all’inquinamento e al Cambiamento climatico sia iniziata già oltre 20 anni fa e gli Stati ONU stiano applicando l’AGENDA 2030 per tenere fede agli impegni presi con la definizione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (leggi di più qui Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030), la situazione attuale sembra abbastanza drammatica.
Rapporto sulla biodiversità
Nel Global Assessment Report del 2019 di IPBES, la piattaforma intergovernativa di politica scientifica in materia di biodiversità e servizi ecosistemici, si fotografa lo stato della biodiversità mondiale dal 2005, attraverso il contribuito di 400 esperti mondiali di oltre 50 Paesi.
Secondo il rapporto:
- Tre quarti dell’ambiente terrestre e circa il 66% dell’ambiente marino sono stati modificati dall’azione dell’uomo.
- Più di un terzo della superficie terrestre del mondo e quasi il 75% delle risorse di acqua dolce sono ora destinate alla produzione di colture o bestiame.
- Circa 1 milione di specie animali e vegetali, come non si era mai verificato nella storia dell’umanità, rischiano l’estinzione e il tasso di estinzione sta accelerando
Fra le principali cause dei mutamenti dell’ecosistema c’è il cambiamento climatico provocato dall’azione umana. Tra i fattori critici ci sono l’aumento della popolazione e dei consumi pro-capite; l’innovazione tecnologica, che solo a volte riesce a ridurre gli effetti negativi sulla natura; i problemi di deficit di governance e responsabilità.
Il report si conclude con un appello all’azione perché non è troppo tardi, ma è necessario un “cambiamento trasformativo”,
una riorganizzazione a livello di sistema attraverso fattori tecnologici, economici e sociali, facendo della sostenibilità la norma piuttosto che l’eccezione altruistica”.
Robert Watson, presidente di IPBES
Trasformare un problema in opportunità
Siamo a questo punto.
C’è chi dice che un mondo diverso è possibile, che un sistema economico diverso non solo è possibile ma necessario; C’è chi lo dice da tempo al mondo con forza e convinzione.
Forse ora riusciamo a sentirlo, ora che siamo alla ricerca di un modo per ripartire una volta che la pandemia sarà finita, siamo più disposti ad ascoltare quelle voci.
Ed ecco che, non solo sul portale Vita, periodico dedicato al Terzo Settore, ma anche sul sito di La Repubblica, trova spazio Muhamad Yunus ideatore del microcredito, teorico e sperimentatore di un sistema finanziario per i poveri, Premio Nobel per la Pace nel 2006.
La principale voce sull’impresa sociale.
Un’impresa creata per risolvere i problemi delle persone, che non crea un utile personale per gli investitori, se si eccettua il solo recupero dell’investimento iniziale. Una volta rientrati in possesso dell’investimento originario, tutti gli utili successivi devono essere re-immessi nell’impresa”
Muhamad Yunus, definizione di impresa sociale.
L’interesse per l’impresa sociale si fa spazio tra le varie ipotesi per la ripresa e sembra guadagnare posizioni in classifica.
Leggiamo su Internazionale che la pandemia del Coronavirus che stiamo affrontando non è avvenuta “per caso” ma è un conseguenza di un sistema economico che permette e incentiva gli allevamenti intensivi che, insieme all’attività agroindustriale moderna sembra aumentino il numero e il rischio di zoonosi (infezioni umane di origine animali).
Insomma, i principi della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale si affermano come doveri e non più come opzioni possibile.
Le aziende necessitano di riorganizzare le loro attività produttive, ridefinendo i loro modelli di business affinché siano applicati tali principi. Magari sposando il paradigma dell’economia circolare in grado di minimizzare i rifiuti e ridurre l’impatto ambientale che ogni sistema di produzione genera.
Le opportunità del turismo alla luce del Coronavirus

La questione riguarda anche il turismo in quanto fenomeno economico che vede l’interazione di diversi settori produttivi di beni e servizi e che genera un impatto ambientale considerevole.
Ora che è tutto fermo (anche noi), come fare a ripartire in senso economico e anche fisico?
Il turista sarà alla ricerca di un’offerta in grado di unire ambiente e cultura, un turismo sostenibile, attento al rispetto per l’ambiente e magari meno di massa.
Monica Fabris, sociologa e Presidente dell’Istituto di Ricerca Episteme
Touring club Italia ha evidenziato alcune caratteristiche possibili del futuro turismo che sintetizzo nei seguenti punti.
- Importanza della questione sanitaria e quindi della garanzia di sicurezza sanitaria che un territorio sarà in grado offrire.
- Preferenza dei viaggi di breve-medio raggio, quindi prevalentemente in Italia
- Più viaggi individuali e meno di gruppo numerosi
- Maggiori importanza delle strategie di marketing digital per la promozione della meta turistica e la ricerca delle informazioni.
- Destagionalizzazione, dovuta all’incertezza di poter viaggiare in sicurezza nel periodo estivo.
- Vacanze più brevi e low cost perché la pandemia ha colpito anche i portafogli
- Preferenza di mete meno affollate dove praticare un turismo lento e attività all’aperto che permettono più facilmente di rispettare il distanziamento sociale di sicurezza.
- Importanza del viaggiare responsabilmente inteso come: evitare affollamenti, curare l’igiene, rispettare i luoghi che si visitano)
Chi beneficia di tali riflessioni è il turismo sostenibile: ciò significa che i suoi protagonisti (sia operatori della filiera che i viaggiatori) devono in primis riconoscere l’impatto che fino ad ora hanno avuto sull’ambiente e modificare le proprie scelte e comportamenti nell’ottica di ridurlo.
Ecco di seguito i tre principali punti di forza del turismo responsabile in questo particolare momento storico:
- Si viaggia in piccoli gruppi. Più persone “calpestano” nello stesso momento uno stesso luogo e maggiore sarà il loro impatto (Impronta ecologica).
- Si prediligono luoghi meno turistici e affollati. Minore pressione antropica per destinazioni che soffrono di overtourism e occasione per piccoli borghi o paesini a rischio di spopolamento di valorizzare le proprie peculiarità e stimolare nuove attività di sviluppo.
- Si prediligono mezzi di trasporto meno inquinanti, come treni, biciclette o piedi. Tante sono le opzioni di cammini e trekking anche in Italia.
Insomma, se prima il turismo responsabile era l’unico turismo possibile per un gruppo ristretto di viaggiatori illuminati, ora potrebbe rappresentare una soluzione per tutti, essere la risposta al nostro desiderio di viaggiare. Peccato ci sia voluta una pandemia per capirlo.
Se vuoi capire meglio cosa significa viaggiare in modo responsabile leggi Cosa significa Turismo Responsabile?